visita guidata da Università di Camerino che gestisce la Riserva di Torricchio (Mc)

Le riserve servono. E quella di Torricchio tra Monte Cavallo e Pieve Torina in Provincia di Macerata ha scopi di studio naturalistici. Nell’ambito della Festa della Scienza l’Università di Camerino ha offerto anche la possibilità di visitare un tesoro nascosto e di norma inaccessibile. La Riserva naturale di Torricchio esiste dal 1970 per iniziativa dell’Istituto di Botanica di Camerino si estende in un’area di 317,12 ottenuta in donazione da un nobile, il marchese Mario Incisa della Rocchetta illuminato. Si tratta dunque della prima area protetta istituita nelle Marche. Oltre alla superficie occupata dagli incolti stradali (strade interpoderali) e dal fabbricato del Casale Piscini, il territorio della riserva comprende pascoli, prati e boschi. La maggior parte della riserva è quindi occupata da pascoli, in parte cespugliati, diffusi sui versanti e sui pianori sommitali, e da prati falciabili nelle aree di fondovalle nei pressi del casale Piscini. Pochi giorni or sono, la generosa disponibilità del Prof. Andrea Catorci, botanico Università di Camerino responsabile del corso di laurea in gestione del territorio e delle risorse naturali, e dell’associazione il Pungitopo Ancona, della rete Lega Ambiente, CAI Ancona, ha condotto una visita guidata alla Riserva. La Riserva naturale di Torricchio, compie 50 anni ed è una riserva integrale destinata in alla ricerca scientifica. I visitatori possono accedervi esclusivamente per motivi di studio e ricerca, ed accompagnati dal personale docente/autorizzato o con apposito permesso. Unico caso in Italia di un’area protetta gestita da un’Università, assieme alla Riserva naturale Bosco Siro Negri (di 6 ettari) dell’Università di Pavia. A cosa serve una riserva come quella di Torricchio? È una occasione preziosa per riflettere sul territorio una volta popoloso, coltivato e troppo disboscato. Certo nella riserva che una volta era attraversata da una strada importante che portava in val Nerina e andava fino a Roma i cambiamenti non sono solo antropici. Ora il bosco si sta riprendendo i suoi spazi e non è più abitata da nessuno. Un male? “Forse no...” dice il Prof. Catorci. Occasione unica dunque per riflettere sul cambiamento climatico, biodiversità, la gestione ambientale… che solo l’Università può proporre in modo scientifico e senza altri fini che il sapere e l’osservazione. Luana Spernanzoni

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